Sono un uomo dallo stiro facile. Specialmente quando c’ho tanti pensieri per la testa.
Quei pensieri densi che si aggrovigliano, e non ti fanno pensare a nient’altro. E allora io stiro.
Perciò quando immaginate me che stiro non è che fischietto, anzi comincio tutto imbronciato. Poi pian piano la pila si assottiglia, il volto mi si distende, i vestiti vengono incasellati tipo sushi ed ecco torno il simpatico e pacioso Andrea di sempre.
Il problema è che non distinguo assolutamente gli indumenti delle mie figlie.
Io non so come sia possibile visto che hanno due anni di distanza e corporature completamente diverse, però mi trovo davanti una maglietta e vado in palla. Allora voi direte, ma Andrea guarda l’etichetta. Giuro che ci ho provato e sono tutte diverse.
Tutto questo per dire che nel mio protocollo di tranquilizzamento(™) c’è un baco grosso così. Una volta lasciavo lì le magliette. Ci pensino loro.
Ma ieri mi son detto, ecco Andrea adesso ti impegni come si deve e fai il pacchetto Lucia, il pacchetto Caterina e il pacchetto Francesca.
Che poi sono venute a ritirare.
Caterina: «Ma questa non è la mia maglietta.»
«Zitta bambina. È la tua, ne sono sicuro.»
Lucia: «Guarda che è la mia, papà.»
«Ascoltate, è sempre stata della Cate. Maledette, non tentate di imbrogliarmi.»
E niente, si scambiano le magliette come se io non esistessi. Cioè, non fanno neanche finta.
«E questo pantalone?» chiede la Cate.
«È tuo. L’ho provato lungo la mia gamba, è la tua lunghezza.»
Me lo srotola davanti agli occhi.
«Ferma! Mi stai scombinando tuttooOOOOAAAARGH.»
A sera è tornata la Franci. «Amore ma questa non è mia. Cioè, io ti ringrazio e lo prendo come un complimento. Ma è della Cate.»
Considerazioni:
a) io sono ancora convinto che siano loro, a sbagliare i vestiti
b) pensate al casino quando un giorno saranno alte uguali
c) terrò un elenco aggiornato dei vestiti, tipo menu al ristorante. Le metterò di fronte all’evidenza