Mi sono finalmente ricongiunto con le figlie e siamo tutti assieme in questa bella località quasi-marittima vicino a San Benedetto del Tronto.
E quindi niente, la novità di quest’anno è che i nostri amici m’hanno introdotto alla briscola in cinque.
Gioco di carte che ovviamente fino all’altro ieri mi son sempre detto no per carità, con le carte si litiga e poi io sono un individuo libero, poi metti che mi piace e mi tocca andare a cercare compagni di gioco.
Ad esempio, mia mamma gioca a burraco e sto combattendo da tre anni per non farmelo insegnare, perché gliela vedo la faccia da dipendenza, quando ci dice venite pure a cena poi però alle otto liberiamo il tavolo perché vengono le mie amiche.
Ecco io non sarò mai così, mi ero detto.
E invece tac, serviva il quinto. Briscola in cinque: gioco bellissimo ma è un inferno. Non si può giocare di giorno, perché ci sono i bambini, bisogna fare un salto in piscina, giocare assieme, insomma fare tutte le cose che una vacanza al mare imporrebbe.
Non si può giocare prima di cena, perché la cena va preparata.
Che facciamo, facciamo che giochiamo una volta messi a letto i bambini, che siccome siamo in vacanza a dormire ci vanno alle 11.30. In pratica sembriamo cinque metronotte.
Giorno 1: tre del mattino.
Giorno 2: uno dei cinque s’addormenta, salta tutto.
Giorno 3: abbiamo usato dei manichini per simulare 2 mancanti.
Mia madre mi chiama, mi chiede al mare come va.
«Vorrei trovare il tempo di giocare a briscola.»
«Non a burraco?»
«No mamma, il burraco non lo imparo.»
«È molto divertente.»
«T’ho detto di no.» Fine della chiamata.
Considerazioni:
a) forse i miei quattro amici non sono così amici, m’hanno insegnato la briscola solo per farmi soffrire con loro
b) sto pensando di insegnare la briscola a mia sorella che però si rifiuta, dice che le carte sono schiavitù, che è palesemente un’assurdità
c) siamo a tanto così da scendere in paese e fiondarci nel primo baretto che abbia in vetrina dei vecchini con le carte in mano. Quelli ci sono sempre.