Bene, siamo sotto Natale e quindi alla ricerca del film-serale-da-famiglia.
Sulla piattaforma danno “Babe, maialino coraggioso”, film del ‘95 che avevo visto al cinema con gli amichetti, figuratevi. Ho un ricordo tutto felice.
«Bello Babe!» faccio io in toni entusiastici.
E la Cate non si fida, si ricorda il tempo in cui le avevo sponsorizzato Rambo, ricorderete.
«Ma è di paura?»
«Scherzi?» sono quasi offeso.
«Ma muore qualcuno?»
«Guarda Cate, è la storia di un maialino da cortile che vuole diventare un cane da pastore. Stai serena®.»
Devo riguadagnare la fiducia di mia figlia, un passo alla volta.
E niente. ‘Sto film comincia con la mamma di Babe che sale sul furgone.
Voce fuoricampo: «Vanno in un posto meraviglioso, di infinita letizia, da cui nessun maiale vorrebbe far ritorno. Presto li avrebbero raggiunti.»
Ommioddio.
La Cate si volta, gli occhi sgranati. «Perché, dove vanno?!»
Non so come ho fatto a finire di nuovo così.
Minimizzo. «Oh andiamo Caterina, posso ricordarti quanto ti piace il panino al prosciutto? Però va’ tranquilla, ho commesso un errore di valutazione adesso il film diventa leggerissimo.»
Anche perché me lo ricordo, dannazione. Prati inglesi, pecore cani e maialini. Coraggiosi, pure.
E niente, mi sbagliavo. Tutto il film è la sopravvivenza del maialino per non finire in tavola.
C’è pure la scena dei due fattori golosoni che a un certo punto devono preparare il pranzo di Natale e alle fine seccano la povera oca Rosalba che nemmeno s’è vista, penso per risparmiare sul cast.
«Papà! Avevi detto che non moriva nessuno!»
«Ma chi se lo ricordava!»
Insomma, non fidatevi dei film dell’infanzia, sono traditori.
Per concludere vi propongo tre possibili finali alternativi, ditemi quale preferite:
1) Babe capisce che è tutto un magna magna, rinuncia alle proprie velleità, scappa e si inselvatichisce. Prendetelo, adesso.
2) Babe fa la rivoluzione e caccia i padroni in un remake della “Fattoria degli animali” di Orwell.
3) Babe alla fine impara a fare il cane da pastore. Il cane da pastore capisce l’antifona e guarda con sospetto i fattori golosoni.