Mia figlia spaccherà le racchette?

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Bello fare attività sportiva con le figlie. Forse sovrastimavo l’aspetto ludico.

Sono in vacanza con le figlie e ci siamo detti toh, andiamo a giocare a tennis. Che hanno fatto tutt’e due il corso, sta’ a vedere che è la prima volta che possiamo davvero capitalizzare le spese di un anno in un’oretta di attività spensierata e rilassante.

Certo, vero anche che il tennis può rivelarsi estremamente competitivo, quindi entro subito nel mood mentale corretto: azzerare le pretese dal punto di vista tecnico e allontanare così l’agonismo più becero.

E niente, cominciamo un simpatico doppio genitori/figlie. Che resta simpatico per i primi dieci minuti.

Caterina: «Questa palla era fuori.»

«Ma no» le faccio io. «Era sulla riga.»

«Era fuori.»

«Caterina, sono in squadra con te e con spirito sportivissimo ti dico che abbiamo torto noi.»

Segue un minuto buono in cui il gioco è fermo e lei analizza tutti i possibili punti di impatto sulla terra rossa.

Quando penso di aver risolto, dall’altra parte la Luci non è da meno:

1) ogni volta che sbaglia una palla fa ‘sto verso che parte gutturale e arriva agli ultrasuoni. Mmmmhnggggh!

2) butta la racchetta in terra

3) sostiene che con il nostro tennis accondiscente le stiamo rubando punti.

«Dai va bene ragazze, mi sembrate anche troppo calde quindi riposatevi un attimo. Faccio due scambi con la mamma.»

La Luci si siede, guarda un paio di diritti e rovesci, poi si alza e viene a sindacare. «E comunque adesso mi ascoltate.»

«Sì va bene, dicci pure.»

«No. Adesso vi fermate.»

Niente alla fine dobbiamo fermare il gioco. Segue lunga spiegazione sul perché nel game precedente abbiamo contato male i suoi punti. Datemi un VAR.

Considerazioni: 

a) quindi ho una figlia che vuole vincere, e l’altra figlia che non vuole perdere

b) un tale accanimento per i punti io l’ho visto solo alle partite in tv, nemmeno fossimo al Rolàn-Garò. E lì si giocano milioni di euro

c) se passassero meno tempo a lamentarsi e più tempo a imparare i colpi a quest’ora ci starebbero già, al Rolàn-Garò


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