Allora voi mi avrete sentito più e più volte fare l’imitazione di Lucia, con tutte queste vocali allungate in eeee, oouuu, ma vi giuro, non è che sto caratterizzando tipo macchietta, lei parla così. Ha ‘ste vocali lunghe che poi condisce con picchi e cantilene che il coersivo ragazzi è l’Accademia della Crusca.
E io a volte in tutto ‘sto bailamme non capisco. Che è una cosa brutta da dire, chi è che non capisce i propri figli direte voi. Francesca per esempio è brava e non se ne fa scappare una. Lei interpreta l’intenzione, lei legge il modo in cui Lucia mulina le braccia e pure la posizione delle nuvole rispetto all’orizzonte. Io faccio una fatica boia.
E arriviamo alle videochiamate Whatsapp. Mi trovo ‘sta bambina che salta nello schermo e mi fionda tutto un papàààà, ooouuufeeedaaaoooo e io che mi ritrovo a dirle sempre la stessa cosa.
«Luci, ripeti per favore.»
ooouuufeeedaaaoooo.
«Luci non ho capito.»
ooouuufeeedaaaoooo.
«Luci. Per favore ti supplico.»
E il quarto oufedaò è proprio arrabbiato, da “papà non capisci niente che ti teniamo a fare”. Sicché me la metto via e, mi spiace per voi, non sapremo mai e poi mai cosa vuol dire oufedaò.
Finché una volta mi son chiesto, e se fosse un problema tecnologico? Se l’algoritmo di Whatsapp non prendesse in considerazione gli ululati e tagliasse di proposito quelle frequenze?
«Francesca, ci possiamo sentire solo via telefono?»
«Tu non ci vuoi vedere.»
«No giuro, è un esperimento scientifico.»
E miracolo, mia figlia al telefono si capisce, la linea telefonica classica non taglia quelle frequenze. Che poi “capisce” è una parola grossa, però imbrocco 4 parole su 10 che è un gran traguardo. Cellulare, fisso di casa, telefono in bachelite a disco della SIP. Su tutti questi abbiamo una comunicazione.
Mia figlia è videochiamata-resistente.
E niente, rimane ancora il dubbio su cosa intendesse con ooouuufeeedaaaoooo.
