È ora che le figlie diano una mano.
Allora tutto parte dal fatto che qui le ragazze crescono, e io e Francesca abbiamo sempre il timore di viziarle troppo.
Vediamo allora di introdurre, pianin-pianino, dei sani comportamenti nella vita di tutti i giorni. Delle faccenduole, insomma.
Voi direte, e cosa volete che facciano, il bucato? Che puliscano la lettiera di Ciccia Baffi? Ma assolutamente no, sacrilegio, sia mai. Per adesso ci siamo focalizzati sull’apparecchiare la tavola, quindi capite bene che è proprio roba da poco. Quisquilie.
La tipica reazione di Lucia è di sdegno e frustrazione.
«Ma daaaaaai.»
«Dai Luci, noi si cucina e si sparecchia, tu fa’ almeno questo.»
Però io e Francesca nei limiti del possibile non molliamo, ci crediamo duro. Anche se poi il lavoro viene fatto in modo sommario.
«Mancano i tovaglioli, Lucia.»
«Ma ufffaaaaa.»
Ecco perché l’altra sera abbiamo cercato di fare leva sull’effetto-fame. Abbiamo ordinato le pizze e pensato, caspita qui se vuole mangiare è costretta a fare le cose bene.
«Dai Luci, oggi è il tuo turno.»
«Per mangiare la pizza?»
«Per apparecchiare. Che è uno spasso, specie con la tua pizza tonno e cipolle che sta lì a guardarti finché non hai finito.»
«Ma insommmaaaaa. Ma tocca sempre a me.»
«Ma veramente ieri toccava a Caterina e non mi sembra che lei…»
«Me lo dite perché devo apparecchiare sempre io?» Poi subito alza il dito. «E non ditemi che è perché voi avete cucinato. Perché non è vero. Le pizze le hanno fatte in pizzeria.»
Guardo basito questa piccola avvocata delle cause perse.
«Alloraaaa?» fa lei.
Considerazioni! Ecco tre possibili risposte da dare a mia figlia:
a) quella leopardiana. Luci la vita è sofferenza e la natura ci è avversa. Apparecchia e fattene una ragione;
b) il falso storico che dà autorevolezza. Guarda Luci che quando avevo la tua età noi si andava in guerra e la pizza era un lusso, la mangiava solo Camillo Benso conte di Cavour;
c) quella venale. Luci la tua pizza tonno e cipolle costa 7 euri e 50. Cosa vogliamo fare?
