È finita la scuola e come ogni anno ci farò un post. Un atto scaramantico, se vogliamo.
Tra le attività scolastiche collaterali ricordo la gara di Duathlon, che quando ero piccolo io nemmeno penso esistesse come sport. Comunque la Cate doveva portare la bici sennò le toccava correre e basta, un Monothlon in pratica.
Solo che la bici della Cate ormai è piccola e tra l’altro fuori uso. Però il ripiego ce l’ho, quella che non mi molla mai: una graziella manubrio alto, ruote piccole e il classico portapacchi dietro.
Francesca mi ferma subito: «Non puoi darle dietro quella bici.»
«Come no.»
«È una graziella. La prenderanno tutti in giro.»
Scusate ma io non posso passare sopra certe affermazioni.
«Francesca, stai scherzando. Inventata nel sessanta, negli anni ottanta e novanta la graziella era la linea di demarcazione tra il bambino sociale e il bambino recluso.»
Francesca alza gli occhi al cielo intuendo il pippone.
«Tu mi sottovaluti il portapacchi dietro» le dico. «Non ci sei mai salita, mentre la tua amica guidava?!»
«Mi sembra pericoloso.»
«E qui ti sbagli. Stando in piedi puoi saltare giù al volo.»
Ammetto però che ero turbato dalle parole di Francesca, ho dato la graziella alla Cate ma con inquietudine.
Al ritorno a casa, le chiedo. «Alòòra? Come è andata con la bici?»
«Bene.»
Anch’io però, che domande vado a fare.
«Ma ai tuoi amici è piaciuta?»
«Quelli della C me l’hanno chiesta in prestito. Ci sono anche saliti in due, facevano i giri.»
Aha! Ma allora vedi che anche i ragazzi di oggi si divertono duro.
«Non volevano più darmela indietro.»
«Caterina, va benissimo. La graziella torna sempre indietro.»
È fedele come il cavallo Artax della Storia Infinita.
Considerazioni:
a) beccati questo, Francesca, la bici ha fatto furore
b) sto immaginando Caterina che torna a casa con la multa perché sono andate in due e io che devo rendere conto;
c) forse Francesca non apprezza la graziella perché non è degli anni 80, mi nasconde la sua vera età. Sarà del settanta, quando la graziella era da fighetti.