Diamo dei chiari segnali alla gatta di casa, così che capisca. Dopo faccia quello che vuole, ma almeno capisca.
Sarà almeno un mesetto buono che non vi do aggiornamenti sulla nostra coinquilina felina, a nome Ciccia Baffi.
La Ciccia, come ormai la soprannominiamo, ha quasi otto mesi (che rapportati a un umano non ho idea di quanto sia) e ha acquisito un peso specifico importante (non è che sia stondata, solo che sembra foderata di piombini).
E dorme per tre quarti della giornata. Quindi tutto sommato non è che ci si possa troppo lamentare.
Solo che ci salta sui mobili della cucina.
Specie quando sei presente. Quando stai per cucinare, che ti serve di mantenere un ambiente asettico. E la gatta ti fa la mossa.
«Dobbiamo fare qualcosa» dice Francesca.
«Ma certo» dico io. «Hai davanti la persona giusta, io sono un super esperto in tema di addestramento felino. Quando salta sul tavolo, le devi dire “giù!”. Una parola sola. Imperiosa. Ho visto che a volte funzia. Ecco, guarda.»
Ciccia Baffi salta sul tavolo. “Giù!”, le dico. Quella tira le orecchie, fa il muso più seccato del mondo, tipo non preoccuparti, questa meow la segno. E poi scende.
«Ok, Francesca? Tutto chiaro?»
Va bene, fa lei.
Solo che Francesca non mi dà retta. Sono di là in salotto e le sento entrambe.
«Ascolta… Sei carina, ma ti ho detto che non si sta sul bancone.»
«Franci. Devi dirle “giù!”»
«Eccerto che sei carina. Masssìcheseicarina! Masssììì. Però no sul bancone.»
«Devi dirle “giù!” In modo imperioso, anche. Che capisca.»
«Bella Ciccia Baffotti. No. No.»
Considerazioni:
a) forse Francesca sta cercando di applicare il metodo Montessori;
b) forse Francesca sta applicando il metodo menefotto con me;
c) forse l’unico modo perché Ciccia Baffi non salti sui mobili della cucina è metterla all’ingrasso. Aggiungiamo ancora un po’ di piombini, dopo vediamo come salta.