Figlie che non ti c*gano di striscio

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Ah eccoci a giugno, per gli studenti l’anticamera della libertà.

Tra l’altro col fatto che il sole vien su presto riusciamo a prepararci per tempo e presentarci al cancello della scuola in anticipo, peccato che ciò succeda solo due settimane l’anno.

E caspita, quant’è cambiata la Luci, che a settembre era un soldo di cacio tutta timidona, mi stava attaccata come una cozza e invece ora di amiche ne ha a vagonate.

Infatti arriviamo e le sorelle Lauro si piazzano là assieme, c’hanno pure un posto fisso dove si riuniscono con le amiche, fan due chiacchiere o se proprio non è giornata stanno a guardare come i nonnini sulle panchine.

E io non è che voglia fare il papà-cozza, per carità. Mi metto lì e sto un po’ a distanza. Poi però mi rendo conto che sono troppo a distanza, insomma immaginatevi ‘sto tizio da solo davanti al cancello in mezzo ai bambini, io i carabinieri li chiamerei.

E quindi che faccio, mi avvicino un po’. Mi avvicino con i dovuti crismi alle mie ragazze del muretto.

«Ciao Luci. Mi metto qua, così non sto lì da solo. Eh?»

E la Luci fa quel sorriso di circostanza, ommadonna quello imbarazzato, si volta a guardare a le amiche, chissà cosa pensano.

«Nooo papà. Stai là.»

Ma piccola ingrata, io ero lì a inizio anno, quando te la facevi sotto a pensare di socializzare.

Comunque non ho il tempo di mettere su il dramma perché si allontana a cercare altre amiche.

Mi rimane la Cate, che guarda l’infinito.

«Ciao Cate.»

E la Cate continua a guardare l’infinito. Poi gira lo sguardo, ma non su di me.

«Cate?»

Evidentemente l’infinito sta in mille direzioni, e io sono trasparente. Mi sta ignorando? Non mi vede? Boh. Eppure son lì davanti.

Campanella suona presto, perché la situazione sta diventando insostenibile.

Considerazioni:
a) era meglio la schiettezza della Luci

b) per evitare questi momenti tornerò a portare le figlie in ritardo

c) forse è come nel Sesto Senso, in realtà le mie figlie vanno a scuola da sole e io sono un MALEDETTO FANTASMA.


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