Loro sono un passo avanti. Pure quando pensi d’essere tu, quello avanti.
Forse vi ho già detto che Lucia ha ereditato da me l’edificante capacità di finire in terra ogni tre per due. Nel senso, io ho smesso, almeno spero, diciamo che l’ha ereditata dal me-bambino.
A questa abilità lei aggiunge pure il buttarla in tragedia; cosa che tendevo a fare anch’io, solo che Francesca vede le due cose come separate, la figlia può e il papà no, quindi ora soffro più o meno in silenzio.
Comunque la Luci mi inciampa, squarcia il classico pantalone H&M da 9.80€, ferita di ben mezzo cm e niente, serata rovinata. Urla disumane che nemmeno sui campi di battaglia di Verdun.
«Dai, ti mettiamo il disinfettante.»
Che poi quand’ero piccolo sapevo che bisognava usare l’acqua ossigenata, perché come mi insegnava la coscienza comune le bollicine facevano bene un botto, tipo scendevano giù, poi salivano su e portavano via tutto lo sporco. Un po’ come bere la coca-cola quando hai esagerato col cotechino.
E niente, mica vero, l’acqua ossigenata sulle ferite fa male, anzi ritarda la cicatrice, chi lo sapeva.
Dicevamo, dai che ti mettiamo il disinfettante.
«Nooouu» urla lei.
«Su che fa bene, non come l’acqua ossigenata.»
E insomma niente, strazio e sofferenza son così forti che a un certo punto crolla e s’addormenta.
Immaginatevi i due genitori che si guardano con fare cospiratorio.
«Ma se le mettiamo il disinfettante adesso?»
«Mentre dorme?!»
«Eh eh.»
E mentre strofiniamo il cotone bello carico, lei mica se ne accorge. Eccolo qua, tutto ‘sto male.
Mattina dopo. La Luci si sveglia e zompetta nel suo pigiamino.
«Luci, come va il ginocchio?»
Si ferma a metà strada, gli occhi di uno che ha dimenticato il gas acceso. «Ahia.» E s’incurva tutta.
«Allora mettiamo il disinfettante.»
«No!»
E qui ti volevo. «Ah! Te l’abbiamo già messo stanotte.»
Sguardo di consapevolezza. «Stanotte?»
«Mentre dormivi.»
Hai finito le battute, eh Luci?
E invece no: «Ah. Ecco perché mi fa male.»
E niente. Io ci provo, a stare un passo avanti.
