Abbiamo finalmente deciso di cambiare la cucina. Decisione per nulla scontata anche perché dovremo fare un minimo di lavori, e finisce che ‘ste cose se non le fai subito te le porti dietro per anni.
Ma lo diceva pure il Mahatma Gandhi, sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, ebbravo Mahatma e allora diamoci dentro.
Solo che le mie figlie non vogliono. Ma tipo che ripetono spesso la scena madre: «Papà nooo! La nostra cucina è bellissima.»
«Ma cade a pezzi. Guardate quell’antello. Anzi no, non guardatelo sennò si stacca da solo.»
Immaginatevi quando ho detto che dovremo pure buttare giù un muro. Sacrilegio. Intaccati i diritti fondamentali.
Ieri è venuto l’arredatore a fare le misure, che ora chiameremo per semplicità il Signore delle Cucine.
«Ragazze, quando il Signore delle Cucine entra, evitiamo per favore i piagnistei.»
E niente, diciamo che sono state buone per i primi 5 minuti.
La Luci si piazza in mezzo: «Ma davvero volete cambiare la cucina?!»
Il Signore delle Cucine in palese imbarazzo.
Io: «dovevamo decidere se cambiare la cucina o le figlie. Che dici, ho scelto bene?»
Se ne va, ma non prima di aver provato a mordermi.
A un certo punto il Signore delle Cucine si guarda attorno. Non trova più i suoi incartamenti. «Eppure erano qui.»
E Caterina non si vede.
«Cate, dove sei? Hai visto per caso gli incartamenti del Signore delle Cucine?»
Camera sbarrata. «Cate apri, per favore.»
«Non la voglio, la cucina nuova!»
Scusi, Signore delle Cucine, giuro che la prossima volta le sedo tutt’e due.
Ho tre idee al riguardo, ditemi voi:
a) le mie figlie sono refrattarie al cambiamento, comportamento tipico degli anziani e ciò a ben vedere mi preoccupa non poco;
b) l’affetto delle mie figlie per la cucina ricorda certe religioni animiste che associano appunto un’anima a tutto, pure un tavolo e quattro sedie. Dovremo organizzare un funerale mistico per ingraziarci i sacri spiriti Scavolini & Veneta Cucine
c) il giorno che cambieremo il divano e soprattutto il televisore, le mando in colonia estiva due settimane
