Mia figlia sta sviluppando un istinto da contabile. E la cosa non è per forza positiva.
Ricordate certamente che vi ho parlato di Vinted grazie al quale sto liberandomi di un po’ di roba. Soprattutto mia, al contrario di quanto dice Francesca.
E tra l’altro ho venduto un paio di scarpette da calcio della Luci, e lei mi è venuta a chiedere i 6 euro che avevo guadagnato.
«Guarda che son mica tuoi, cara bambina. Li ho pagati io.»
E niente, alla fine mi ha rubato 50€ dal portafogli, m’ha detto che non me li ridava se non aveva i suoi soldi.
Eccoti i tuoi sei euro, mannaggia-a-te.
Non so da dov’è che nasca tutta ‘sta passione per i soldi, sarà che a scuola ha cominciato a fare addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni, il mugnaio vende sette chili di farina a due euro il chilo e via così.
Fino a ieri, quando le dico che vorrei mettere in vendita quest’altro suo vestito.
«Però poi mi dai i soldi» fa lei.
«Ma me lo dici a cosa ti servono? Ti faccio mancare qualcosa, Lucia?»
«Eeeh così ne ho tanti.»
Che di per sé non farebbe una piega, il fatto è che mi spiacerebbe crescere una figlia avida.
«Ascolta i soldi non te li do.»
«Ma l’altra volta me ne hai dati cinque» fa lei.
«Ma veramente io ti ho dato sei euro. Non cinque. SEI.»
«Eeeh papà. Però il cinque è maggiore o minore di sei?»
Qui comincio a tentennare. «Cinque è mi-minore?»
«E quindi se il cinque è contenuto nel sei, allora mi hai dato anche cinque euro.»
Resto basito.
«Allora?» fa lei. «Chi è che ha ragione?»
Considerazioni:
a) mia figlia non ha ragione. Gliene ho dati sei;
b) mia figlia ha ragione. Gliene ho dati cinque, sei, volendo anche tre;
c) più che di mentalità contabile stiamo parlando di finanza creativa. Mia figlia diventerà ricchissima o finirà in gattabuia.
