Bisticciare per il gusto di farlo. Che a casa Lauro senior potrebbe essere disciplina olimpica.
Sono in un raro momento di pace e ozio, una domenica pomeriggio stravaccato sul divano dei miei. Non ci si sono né Francesca né le figlie, e ho voglia di fare assolutamente niente e DORMIRE. Spet-ta-colo.
A un certo punto mi becco questo dialogo tra i miei genitori che comincia con un campanello che suona e io penso, ma porca la miseria è casa vostra, ma non avete le chiavi.
I miei si mettono sulla soglia a discutere di questo oggetto che a quanto pare sta a casa di mia sorella, e che deve essere recuperato. Non ricordo l’oggetto, ma per rendere tutto ancora più grottesco ipotizziamo pure che sia un Telegatto, premio italiano dello Spettacolo bandito dal settimanale TV Sorrisi e Canzoni.
Quindi comincia mio papà, che non riesce a oziare come sto facendo io e chiede a mia mamma: «Allora, devo andare dalla Paola?»
«Se vai a casa sua, ricordati di prendere il Telegatto.»
«C’è, là?» chiede lui.
«Sì, ce l’ha.»
«No, c’è là?»
Io a questo punto ho capito che lui chiede se mia sorella c’è, a casa sua.
Mia mamma. «Sì, ce l’ha.» E intende che ha il Telegatto.
«C’è, là, lei?»
«Sì, ce l’ha.»
«No, c’è là, lei?»
Ma allora mio papà ha capito. Stanno andando avanti perché nessuno dei due vuole spiegare all’altro.
In tutto questo io sono ancora cappottato sul divano, senza la forza di reagire e oppormi, le orecchie che sanguinano.
«C’È, LÀÀÀ?»
«CE L’HAAA.»
Aaaarghhh. Spegneteli.
Considerazioni:
a) ma io a ‘sto punto comincio a credere che questa cosa non sia successa. Stavo sognando, e male;
b) comunque dal punto di vista lessicale vince mia mamma;
c) almeno uno dei due era cosciente del fraintendimento, ma allora lo fate solo per il piacere di litigare. In un certo momento ho sperato pure che divorziassero. Per il Telegatto.
