E poi ti fanno le domande a tradimento. Di quelle che se rispondi “sì/no” stai comunque mentendo, ma se rispondi “boh” chissà che idea si fanno di te.
L’altro giorno Caterina mi chiede: «Papà, ma tu ti consideri bello?»
Eccola là. Ma perché mi fa queste domande. Non si poteva andare su qualcosa di semplice, che ne so, “è sbagliato drogarsi?”, oppure la questione in Medio Oriente. Più semplice.
E invece no, i quesiti esistenziali, le domande che ho smesso di pormi.
Anche perché chiariamoci: bello, no di sicuro. Ma brutto no, dai. E allora cosa le rispondo, che “faccio tipo?”
E poi non è questo il punto, Andrea. Tua figlia sta chiedendo cos’è per te la bellezza. È un momento topico e sai bene che puoi fare la differenza.
Allora vado a pescare nella bibliografia psico-educazionale-zen che mi sono sciroppato in questi anni.
«Be’ Caterina, figlia mia, la questione è mal posta, vedi a me non interessa considerarmi bello o brutto.»
Immaginatevi me che lo dico con la voce nasale e gli occhialini sul naso. Falso come un preside. Che poi non sono falsi, è che a scuola li immaginavamo così.
«In che senso, non ti interessa?» fa lei.
Et voilà. «Nel senso che a me interessa piacere. E ti dirò di più, mi interessa piacere a quelli a cui voglio bene.»
Là. Bravo Andrea, vaccoporco guarda che risposta che le hai propinato, proprio da manuale.
«Papà. E tu mi vuoi bene?»
«Ma certo, mio caro tesoro figlia prediletta.»
«Allora visto che mi vuoi bene, io penso che sei brutto.»
Piccola serpe maledetta, e io che ti servo ancora il pasto in tavola.
Qui i casi sono tre:
a) buttare i libri psico-educazionali-zen
b) considerare che i bambini sono tutti falsi, e come tali pensano e dicono falsità come i presidi
c) arrendermi all’evidenza e considerare il fatto di essere universalmente brutto. Ora scusate vado a piangere nello stanzino delle scope
Buona la prima …. però tagliarsi quei baffetti da sparviero non è male!!!
ahahahh GIAMMAI!