Figlie che vanno a scuola, genitori che seguono.
Sono ricominciate le scuole e finalmente genitori e nonni ritrovano un loro posto nel mondo. Alleluja.
Ma parliamo della preparazione del giorno prima. Perché io non so voi, non so se sia che stiamo invecchiando, ma il giorno prima casa nostra sembrava il Centro Operativo della CIA.
Nell’ordine queste sono state le operazioni:
1) la preparazione degli zaini. Che ancora, nonostante le figlie siano prossime all’università, deve essere fatto sotto stretta supervisione genitoriale;
2) la preparazione dei vestiti da primo giorno di scuola
3) l’etichettatura di tutta la cancelleria
3) il check dei documenti di viaggio. Benestare al ritiro dei figli da parte di nonni, zii, legali rappresentanti. Benestare anche all’uscita autonoma, sempre controfirmato. Fotocopie fronte-retro delle carte d’identità. Forse c’era un altro documento sulla mensa scolastica (a un certo punto firmavo senza più leggere)
Al termine di tutto questo, faccio notare a Francesca: «Franci, mi pari agitata.»
Che sono sicuro è esattamente ciò che una madre agitata vorrebbe sentir puntualizzare.
Finito di sbrigare tutte le opportune faccende del caso, andiamo a letto.
E-non-dormo-niente. Ma zero, proprio.
Continuo a trovarmi con gli occhi al soffitto, a pensare a questo maledetto primo giorno di scuola.
Chiudo gli occhi, sogno di essere Dart Vader di Star Wars con questo casco pesantissimo sulla testa e un compito enorme da portare a termine.
Alle cinque e mezza sono in piedi. Francesca invece dorme tranquilla, anzi lo fa nell’accezione bresciana, socca di maledetto.
Il karma mi ha investito con il suo bus scolastico tutto giallo.
Considerazioni:
a) potrebbe essere che i preparativi del giorno prima stanno aumentando anno dopo anno. A piccoli passi così non ce ne accorgiamo;
b) in realtà sono sempre gli stessi, ma a quarantun anni vai a inventarti le preoccupazioni;
c) per il prossimo anno aggiungerei anche la prova antincendio e il falò dei vecchi quaderni. Così, a scopo propiziatorio.