Francesca vuole proteggere a tutti i costi le nostre figlie. Anche quando le dico, ma così esageri.
«Se fosse per te…» risponde, senza finire mai la frase.
Esempio: lei le accompagna in piscina. Io non posso, perché sennò dovremmo passare dallo spogliatoio maschile con annessa toilette (praticamente un open space). E lì, attenzione, ci sono gli uomini NUDI.
Ora: il concetto è chiaro. Ma non so se avete esperienza di spogliatoi, è questione di necessità. Gli ometti fanno attività sportiva, prima e dopo si denudano. Alcuni con nonscialanza, altri con timidezza e pure un po’ impacciati. Altri ancora invece passano via vestiti, chissà come fanno, ed ecco io mi preoccuperei più di quelli, se proprio.
Francesca comunque non ci sente: quegli uomini nudi sono 1) uomini e 2) nudi. L’ha ripetuto così tante volte che un po’ di inquietudine è venuta pure a me.
Quindi niente spogliatoi con toilette che non siano per signore. Chiuso il discorso.
Se non che porto le figlie a Gardaland. E a metà giornata, quando gli estathé si fanno sentire, mica posso portarle dove dice mia moglie. Sarei un uomo vestito in una toilette per signore.
E allora le porto a fare pipì in un comodo bagno maschio senza coda chilometrica all’ingresso (tzè). E pensate un po’, non ci sono uomini nudi.
La Luci fa il suo, brava! le dico, va’ pure a lavarti le mani. Io rimango dentro con la Cate perché è il suo turno.
Di là dalla porta, la voce della Luci: «Papà, l’acqua non funziona.»
«Arrivo.»
«Non funzionaaaa!»
«Ho detto che arrivo.»
Esco, e me la trovo davanti a un orinatoio, bello sospeso ad altezza faccia. Con lei che cerca dappertutto il rubinetto e grazie a Dio non l’ha trovato.
Ora, Francesca cara, ascoltami bene: tu vuoi proteggerle a tutti i costi e io ne prendo atto. Le anatomie maschili sono argomento divisivo, io che giro nudo per casa evidentemente no e va bene così.
Però questa volta l’ho fermata in tempo.
Pensa se fosse stata più grande e con le amiche a prenderla in giro.
Pensa se quell’acqua, anziché lavarcisi le mani, avesse voluto berla.