Ma è possibile che pure sotto Natale mia figlia mi tratti come un bambino? Ma quale bambino, diciamolo: come un minus-habens.
La Luci con la sua classe doveva cantare le canzoncine di Natale. Sono tre Natali che c’è questa bella usanza, si preparano per bene e noi ci si gode lo spirito natalizio. E pensare che invece l’unica volta che la Cate ha fatto il saggio con il Glockenspiel (il Glockenspiel sarebbe uno xilofono che se la tira), non sono riuscito ad andare a sentirla. Povera Cate.
Comunque a un certo punto sul lavoro mi chiama Lucia dal telefono dei miei.
«Papà, per le canzoncine devi andare a comprare il cappello di Babbo Natale, perché il mio l’ho perso.»
«Va bene.»
«Devi andare al mercato grosso.»
«Intendi al centro commerciale.»
«Il negozio sta a sinistra. Ci sono i cappelli normali e quelli decorati. Tu me lo prendi decorato.»
«Va bene» faccio io. «Allora è tutto chiar…»
Poi Lucia mi ferma. «Papà. Adesso me lo ripeti.»
«Scusa?»
«Ripeti.»
E mi tocca ripetere. «Vado al centro commerciale. Vado al negozio.»
«Sulla sinistra!» fa lei. «Il negozio sulla sinistra.»
«Ho capito, ho capito. Negozio sulla sinistra. Ci sono i cappelli di Babbo Natale. Prendo quelli colorati.»
«No! No! Non hai capito. Non quelli colorati. Quelli decorati. De-co-rati.»
Mi sento veramente un bambino che non ce la può fare.
Considerazioni:
a) alla fine il cappello se l’è andato a comprare lei con Francesca. Cioè, mi ha estromesso dalla catena decisionale;
b) il cappello decorato non c’era. Quindi cara Luci ti pippi il cappello normale. Questo è lo spirito della giustizia di Natale;
c) ho provato anche a dire alla Cate, dai tra una canzone e l’altra di tua sorella tu ti inserisci, porti il Glockenspiel e ci fai sentire qualcosa. Mi ha mandato a cagare 🙁