È sempre bello partecipare e divertirsi. Però nemmeno a casaccio, dai.
A scuola stanno preparandosi per il CCR, che starebbe per Comitato-qualcosa-Ragazzi, non mi son preparato. Praticamente i ragazzi di quarta devono eleggere un sindaco degli studenti. Un mini-sindaco quindi.
E mia figlia Caterina vuole candidarsi. Ossantocielo Caterina, ma siam sicuri di buttarci in politica, guarda che poi c’hai i cittadini sulla porta mattina e sera. E poi c’è il lato oscuro, le magagne che leggi sui giornali, appalti truccati, valigie di soldi che nessuno sa perché sono arrivate ma sono arrivate, e che se dici di no poi ti rapiscono il papà.
Caterina mi guarda e non capisce. Francesca mi guarda, capisce e scuote la testa.
Va bene, facciamo ‘sta campagna elettorale.
«Devo fare un cartellone.»
«Brava» le faccio, «che ci scrivi?»
«Io prometto che vi ascolterò.»
«Ma non basta! Tutti ascoltano, che programma è. Fallimentare. Di cos’è che hanno bisogno davvero i tuoi compagni, che tu puoi impegnarti a portare a risultato.»
«Sì però sta’ calmo» mi fa Francesca.
«Vabbè vabbè» faccio io, «lasciamo un attimo da parte il programma. Parliamo allora dello slogan.»
Entra Francesca. «Pensavamo a qualcosa come [e qui mettete una frase a caso, che sembra tirata fuori da un tema delle elementari].»
Io le guardo sbalordito. «Ma che razza di slogan è.»
Francesca: «Penso che Caterina debba scegliere lei il suo slogan.»
«Ma tu sei pazza. Guarda che i politici hanno schiere di spin-doctors che scrivono le frasi, mica vanno a casaccio come fate voi. Prima volete buttarvi nella fossa dei leoni, e adesso puntate a una debacle elettorale? È QUESTO CHE VOLETE?!»
Cala il silenzio.
E niente, alla fine abbiamo optato per “Buona mattina, vota Caterina.” Almeno è musicale. Ma si poteva far meglio.
Considerazioni:
a) io l’avevo detto subito che la politica genera mostri;
b) aspettiamo almeno gli exit-poll prima di capire dove abbiamo sbagliato e licenziare Francesca
c) se perdiamo, siamo pronti a gridare ai brogli e fare dura opposizione