Ci sono mattine in cui il mood è palesemente ostile. Ma non nel senso che ci si sveglia con la luna e bisogna lasciarti stare. No no, ci si sveglia proprio aggressivi.
Sto parlando di Caterina. Che inizia alla grande piombando in cucina. «Vi avevo detto di svegliarmi alle sette!»
E mi trova lì a fare il caffè e pensare agli unicorni. «Ma veramente non m’hai detto niente. Comunque sono le sette e dieci, non mi pare l’infinità.»
«ALLE SETTE HO DETTO.»
Boh, sul momento alzo le spalle e archivio pensando sarà l’adolescenza, la preadolescenza, la pre-pre-adolescenza. Una delle tre.
Il resto di questa bella mattina assieme è un incitare tutti a muoversi.
«Papà bisogna partire e sei senza camicia!»
«Ma manca mezz’ora.»
«Sbrigatevi! Siete sempre lenti!»
E io che mi guardo in giro per chiedermi, ma ci dev’essere una telecamera, qualcosa. Ma che diavolo è successo.
«Basta, io vado.»
«Cateee» fa la tenera Luci. «Aspettaciiii.»
«Io non aspetto nessuno!»
E apre la porta e se ne va.
«Corrile dietro!» fa Francesca.
«Ma mi sto mettendo la scarpa» faccio io.
E niente, salto fuori incespicando, con quel triplo passo tipico di chi cerca d’infilarsi il mocassino ma col calcagno fuori asse.
Anche la Luci praticamente mi rotola giù dalle scale per starci dietro.
Arrivati davanti a scuola.
Cate: «Che ore sono.»
«Ma manca ancora un quarto d’ora, c’è il vigile che è appena arrivato e sta ancora facendo stretching.»
«Bene.»
«Bene cosa? Si può sapere perché tutto di fretta?»
«Perché così adesso mi calmo.»
Forse non ho capito bene.
Considerazioni delle otto meno un quarto:
a) non so se farle notare la palese incongruenza che stiamo notando tutti tranne lei;
b) forse sottovaluto che questo percorso di fretta e delirio è esso stesso forma di catarsi e ha poteri calmanti;
c) consideriamo il lato positivo: con Caterina aggressiva almeno la mamma Francesca non ci fa più fretta per prepararci (e se ne sta quieta quieta).
E comunque ho dimenticato la cintura, rimarrò tutto il giorno con la camicia fuori.